Attualità

Fare con le Parole, Vera Gheno a Locorotondo

Scritto da Alessandro Lippolis

Intervista a Vera Gheno con i ragazzi di G&T Generation nell'ambito della XIII edizione di Libri nei vicoli del Borgo autunno per la presentazione di "Grammamanti" ultima fatica dell'autrice, linguista, saggista e attivista. 

Locorotondo - Vi siete mai chiesti quale ruolo svolgono le parole che utilizziamo ogni giorno? A prima vista, la risposta potrebbe sembrare semplice: comunicare idee e pensieri, oppure attribuire un nome a ciò che ci circonda.

Tuttavia, Vera Gheno, nel suo recente intervento a Locorotondo il 25 novembre 2024, ci invita a riflettere più a fondo, considerare in maniera diversa il nostro rapporto con il linguaggio. In occasione della presentazione del suo libro Grammamanti, organizzata dall’associazione Libri nei vicoli del borgo nell’ambito degli incontri d’autunno, l’autrice ci spinge a considerare la possibilità che il linguaggio serva sì per dare nomi e definizioni all’universo, ma soprattutto a costruire la realtà che ci circonda.

Più specificamente, muovendo dal fatto che noi siamo le parole che utilizziamo, ci accorgiamo che il linguaggio ha un grande potere: trasformare la realtà, la relazione che tessiamo con l’Altro-diverso-da-me e l’esperienza della comunicazione umana, questi tre ambiti torneranno in continuo rilancio tra loro. Il rapporto che stringiamo con il linguaggio ci cambia radicalmente ed è qui che emerge una contrapposizione interessante: essere grammamati o essere grammarnazi? Se il primo atteggiamento è la manifestazione dell’amore verso le parole, il secondo è invece la corruzione ovvero la sua tossicità.

Amare le parole vuol dire lasciare la libertà che queste meritano, non opporsi ai processi di cambiamento ma parteciparvi, imparare a cogliere la loro dinamicità e costruire futuri con esse. Essere, invece, grammarnazi consiste nell’avere la pretesa che le parole siano nostre, un pericoloso delirio di onnipotenza che ci spingerebbe a difendere il nostro linguaggio considerandolo perfetto per ogni nostro scopo, limitarne la circolazione, ostacolarle nel loro fruire.

È questo il caso delle dinamiche di potere che operano nell’ambito della lingua: prendere la parola, si pensi ai giovani, è sicuramente importante, tuttavia spesso non ci viene concesso, il discorso viene limitato e solo alcune soggettività possono prendere la parola e non in tutti i contesti. Contrariamente, invece, coloro che stabiliscono un approccio d’amore sano con la lingua riconoscono che la presenza linguistica corrisponde ad una presenza sociale. È questo il caso delle parole volte al genere femminile, dell’abuso del maschile sovra esteso o di formule linguistiche nelle quali anche soggettività non binarie possano riconoscersi.

Il linguaggio ampio a cui Vera Gheno si riferisce è una pratica auto educativa spesso molto complessa da mettere in atto che, tuttavia, ci insegna ad abitare un mondo in cui, consapevoli della diversità, siamo in grado di non cristallizzare il nostro linguaggio, di non tracciare un confine tra ciò che è normale e ciò che non lo è. Ai grammarnazi, a chi non si accorge di ciò, il compito è assai complesso; categorizzare soggettività uniche ed irripetibili in “etichette” è la strada spesso più comoda per imporre una norma, un modo di essere nel mondo, ma certamente non la migliore da intraprendere.

Noi di G&T Generation non possiamo, a questo punto, non ringraziare Vera Gheno per la sua immensa disponibilità e provare, nel nostro piccolo, a proporre una comunicazione attenta alle parole, sempre più consapevoli dell’importanza che queste hanno nella nostra esperienza quotidiana.

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