Antonio Salines: la reincarnazione di Barney
L’associazione teatrale putignanese “Compagnia delle donne”, ha seguito lo spettacolo “La versione di Barney”, in scena all’Abeliano di Bari e ce lo racconta
Antonio Salines conquista la “Compagnia delle donne” che, lo scorso week-end, lo ha seguito all’Abeliano di Bari nello spettacolo “La versione di Barney”, tratto dal celebre libro dello scrittore canadese Mordecai Richler, per la regia di Carlo Emilio Lerici.
Barney Panofsky, un anziano produttore televisivo decide di scrivere un’autobiografia per dare la propria versione dei fatti sulla morte dell’amico "Boogie", di cui era stato accusato in gioventù. A causa dell’alzheimer, i ricordi non sono ben chiari, passato e presente si intrecciano confusamente. Ma Barney non ha paura di svelare il suo intimo, e così scopriamo un Barney dedito all’alcol, affascinato dalla bella vita della Parigi del secondo dopo guerra dalla quale si lascia prendere; un Barney che detesta i luoghi comuni, gli schemi e le banalità della vita; un Barney capace di amare passionalmente e di rincorrere i suoi amori ma con uno spiccato senso della famiglia.
L’adattamento per il teatro è stato realizzato dall’autore Massimo Vincenzi che, nonostante il consistente lavoro di sintesi dell’opera, concentrata in un’ora e venti di spettacolo, è riuscito a rimanere intatti tutti i contenuti per non privare il pubblico di alcunché.
Merito anche dell’esemplare e affascinante interpretazione di Antonio Salines, attore e regista teatrale e cinematografico, che nel raccontare “La versione di Barney” ha trascinato il pubblico nella stessa vita di Barney avvolgendolo con la sua voce calda e la sua capacità di trasmettere emozioni fino a farlo diventare “attore silente” .
Un monologo intervallato in maniera soft da un video in cui compaiono i personaggi della vita di Barney che raccontano gli eventi con la loro voce. L’alternarsi tra recitato e video è decisamente l’elemento innovatore dello spettacolo.
Minimale la scenografia composta solo di una poltrona e di un appendiabiti. È lo stesso Salines che riempie la scena con le sue descrizioni. Anche le luci assumono un ruolo importante. Sembra che a volte sia la luce a cercare l’attore e altre sia l’attore a cercare la luce. Questo “ricercarsi reciprocamente” crea un “gioco” armonico che culla lo spettatore e sottolinea determinati punti dello spettacolo.
Cosa rappresenta questo lavoro per Salines? “Tante cose – risponde l’attore – non è certo la mia vita ma ci sono sempre delle cose dove ti ritrovi e che quindi ti fanno provare delle emozioni che poi trasmetti al pubblico. Credo che questo sia il testo ideale per percorrere la propria vita”. Insomma, uno spettacolo che fa riflettere sulla vita, a volte assurda quanto imprevedibile, uno spettacolo intenso ed elegantemente nonché intelligentemente ironico.
“La versione di Barney” insieme a “Provaci ancora Sam” di Woody Allen sono i lavori che Salines ha decisamente nel cuore.
Un leggero rammarico esprime Antonio Salines sul rapporto pubblico-teatro. “In questi ultimi anni il pubblico è notevolmente cambiato – dice – è distratto a volte addirittura stanco. L’Italia poi non è come la Francia, la Spagna, l’Inghilterra e la Germania, dove il teatro è come il pane. La stessa politica non presta attenzione alla cultura che, invece, darebbe tante opportunità di lavoro”.
“Il teatro è un diritto e un dovere per tutti. La città ha bisogno del teatro. Il teatro ha bisogno dei cittadini” (cit. Paolo Grassi).