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“Storia del Risorgimento in Terra di Bari": un libro che tutti i putignanesi dovrebbero possedere

Scritto da Redazione

Quando i putignanesi furono Massoni, Carbonari e Legionari. E’ assai probabile che molti putignanesi non sappiano che nelle loro vene scorra sangue “Rivoluzionario”

Putignano Ba - Così definì nei suoi scritti lo storico Giovanni Casulli (1832 – 1911), quegli uomini che appartennero ad organizzazioni segrete come la Massoneria, la Carboneria o che partirono alla frontiera come Legionari per combattere gli austriaci.

Ne facevano parte religiosi, avvocati, medici, notai, ma anche uomini “comuni” come sarti, muratori, vaticali (conducende della vatica, cioè la carovana di muli o asini che trasportavano mercanzie), calzolai, cerajuoli (fabbricanti di candele ed oggetti in cera), falegnami, ottonari (lavoravano e realizzavano oggetti di ottone) e altri ancora.

Nel primo ventennio dell’Ottocento nacquero e si diffusero moltissime società segrete nel meridione come i Decisi, gli Adelfi (derivazione francese dei Filadelfi di stampo giacobina), i Patriotti Europei, giusto per citarne alcuni. Ma ci furono anche sette reazionarie come quella dei Calderari composta da uomini malvagi ed estremamente violenti che spesso provenivano dalle galere il cui unico scopo era la difesa del governo borbonico e l’inesorabile e spietata lotta alla carboneria e alla massoneria.

La Puglia fu una delle regioni più prolifere di queste organizzazioni e i Comuni della Terra di Bari, piccoli o grandi che fossero, ne furono profondamente influenzati. Nel 1820, infatti, su una popolazione totale della provincia barese di 365.254 abitanti, pressappoco il 2,3% apparteneva a una società segreta (circa 8400 uomini).

Tra queste sette, la Carboneria, sebbene fosse stata una delle ultime ad essere nata (non prima del 1806) fu di certo quella che ebbe maggior diffusione e successo (fu attiva sino 1830). Mettendo da parte le sue origini leggendarie, questa “setta” la si può ricondurre in buona parte ad una scissione in seno alla libera-muratoria o massoneria che, ritenuta

inconsistente dal punto di vista pratico ed incapace di qualsiasi azione politica, non era in grado di perseguire quei valori patriottici e liberali che sempre più andavano diffondendosi.

Putignano fu certamente tra quei Comuni dove la Massoneria, ma soprattutto la “Carboneria”, si diffuse maggiormente e ne facevano parte uomini di ogni ceto sociale. Più di 190 cittadini su una popolazione di 8854 abitanti (censimento del 1821) appartennero alla Loggia massonica (il Pellicano) o alle Vendite di stampo carbonaro (i Greci in Solitudine o Riunione dei Buoni).

Nel libro “Storia del Risorgimento in Terra di Bari dal 1798 al 1860 (Trisolini – 2019) non solo è possibile leggere i nomi di tutti gli aderenti alle società segrete putignanesi, ma anche che lavoro facevano, a quale organizzazione appartenevano, il grado ricoperto, se erano carbonari o massoni e persino se erano ritenuti pericolosi dalla polizia dei Borbone, oltre a riportare numerose altre notizie.

Tutti i nomi (cognomi) consegnati alla storia da Giovanni Casulli come “rivoluzionari” furono copiati dallo storico da tre voluminosi registri manoscritti redatti dalla polizia dei Borbone e custoditi presso l' Archivio di Stato di Bari (Intendenza di Bari - Polizia e Giustizia, b. 45).

Ancora oggi molti di questi nomi sono presenti tra i nostri familiari, i nostri amici o semplici conoscenti, cognomi come: Pugliese, Casulli, Lippolis, Colavecchio, Vinella, Derobertis, Campanella, Console, Romanazzi, Laera, Demiccolis, Angelini, Marzullo, Castellana, Troylo, Nardone, Mongelli, Notarangelo, Albano, Bianco, Sportelli, Gigante, Dalena, Giotta, Tria, Petruzzi, Daprile, Pinto, Losavio, Mastrangelo, Colaprico, Laterza e moltissimi altri ancora.

Qualsiasi putignanese facesse una ricerca genealogica della propria famiglia (e spesso le notizie più importanti sono da ricercare nel ramo materno) quasi certamente si imbatterebbe in un suo prossimo discendente iscritto all’elenco dei: Rivoluzionari del Comune di Putignano.

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