Lettori

Chiara Gamberale: generazioni a confronto

Scritto da Gaia Lanzilotta

Chiara Gamberale, con il suo nuovo libro Dimmi di te, ci porta con sé in un viaggio introspettivo alla ricerca di risposte, raccontando la storia di una donna che cerca di capire come lasciare andare l’adolescenza a cui si trova, dopo anni, ancorata.

Sabato 12 Ottobre abbiamo incontrato l’autrice a Locorotondo, nell’ambito della manifestazione letteraria “Libri nei vicoli del borgo”. Prima della presentazione abbiamo avuto l’opportunità di rivolgerle alcune domande, partendo proprio dai temi dell’adolescenza e della crescita, a noi molto vicini.

Avendo letto il libro, e avendo tutti età ed esperienze di vita diverse, ognuno di noi ha interpretato la storia in modo personale, ritrovandosi in un personaggio piuttosto che in un altro, o sentendosi più vicini a specifiche dinamiche o tematiche. “I libri sono di chi li legge tanto di chi li scrive”, ci spiega l’autrice, “senz'altro io volevo raccontare come a volte per andare avanti, in qualsiasi età, se abbiamo lasciato delle porte chiuse, rischiamo di non riuscire ad andare avanti proprio perché andiamo indietro”. La protagonista del libro infatti fa un salto nel suo passato irrisolto, facendo visita a coloro che ne avevano fatto parte da lontano, inconsapevoli dell’impatto che hanno avuto su di lei. Li interroga sulla vita, sull’amore, sugli anni del liceo ormai lasciati alle spalle, chiedendosi come hanno superato l’ostacolo del passato adesso intriso di nostalgia.

La domanda ci è quindi sorta spontanea: come possiamo goderci un momento passato e lasciarlo andare, e il presente finché c'è? “A me sta molto a cuore questo tema, tant'è che la mia protagonista non è una persona che è stata particolarmente felice da adolescente, ma rimpiange l'adolescenza adesso che non è più sua”. C’è una certa malinconia nello scorrere del tempo, che è capace di cambiare la percezione del passato e di idealizzarlo. E la protagonista di Dimmi di te ci è legata, perché da adulta guarda indietro con nostalgia e rimpianto per quel periodo della sua vita che, purché imperfetto, è stato fondamentale.

Nel libro c'è questa spola fra passato e presente che racconta un'adolescenza diversa dalla vostra, senza cellulari, senza social, in cui le relazioni erano proprio al centro. E io vi dico, è un peccato, secondo me, perché ci si faceva tanto male, tanto bene, ci si contaminava tanto, però per me è il senso del nostro essere nel mondo.” Così l’autrice ci racconta di un’adolescenza affine ma lontana dalla nostra, sempre così presa dal fotografare che in futuro farà fatica a ricordare.

Però ciò che lega la nostra generazione al libro, secondo noi è un’espressione usata spesso dall’autrice che ci ha colpiti e fatto riflettere molto: “bambina marcia”. Un passaggio necessario all’adolescenza e poi al mondo degli adulti, a cui l’autrice si riferisce come “un modo più personale e colorito di dire immaturità”. Un termine che appartiene un po’ a tutti, insieme al senso di inadeguatezza di questa generazione che deve essere sempre all'altezza.

Il nostro incontro con Chiara Gamberale si è concluso con un consiglio prezioso per noi ragazzi: “Se qualcosa è necessario a chi lo legge, è perché lo è stato a chi lo ha scritto. Secondo me oggi più che mai potete farvi strada in questo mestiere così, occupandovi di quello che vi piace. Se volete diventare giornalisti, quale parte del mondo vi interessa di più raccontare? Quella che vi interessa di più ascoltare sarà quella che racconterete meglio.

Con queste parole l’autrice ci ha salutati e raccontato ciò che la scrittura rappresenta per lei, così come per la sua protagonista Chiara: qualcosa che fa battere il cuore.

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