Alberobello Ba - Lunedì 20 aprile, gli studenti, dell’Istituto Agrario di Alberobello, sono stati protagonisti di un un gioco social sperimentale, denominato @Twletteratura che sta per: fare letteratura in Twitter. Un viaggio nella Puglia degli anni '20, per riscoprire il Mezzogiorno con gli studenti e raccontarlo in digitale.
L’iniziativa è stata organizzata dalla Prof.ssa Angela Cino e dalla Prof.ssa Elisabetta Romano in collaborazione con TwLetteratura.
Il laboratorio è stato condotto dal Prof. Edoardo Montenegro, uno dei docenti fondatori di questo progetto New Literacies Social, che annovera tra gli altri i prof. Paolo Costa, Pierluigi Vaccaneo, Iuri Moscardi, Marco Stancati (Roma, Torino e Milano).Ospite della mattinata anche il Prof. Raffaele Valentini, scrittore meridionalista, autore di “La banda suona per noi”, La prigione sotto la neve" , in edizione la sua ultima fatica letteraria: “Lo scirocco devoto”. L’autore ha raccontato la sua esperienza di giovane professore migrante a Milano paragonata all’emigrazione dei pugliesi negli anni ’20. A cui Fiore fa ampi riferimenti nel suo romanzo con un tono fortemente epico, con le tinte forti dell’epopea contadina di Puglia degli anni che vedevano oltre all’emigrazione anchel’ascesa della dittatura fascista.
La mattinata è stata allietata dalla presenza dell’eclettico Nicola Ciù Ciù , nome d’arte del noto showman putignanese e leader del gruppo folk e popolare I CIPURRID. Nicola è salito in cattedra e ha dialogato con tono ironico e sorridente con gli studenti. Attirando subito le simpatie di tutti e improvvisando una improbabile e divertente orchestrina. Il ritmo del tamburello, della pizzica e degli stornelli della nostra tradizione di Formiche di Puglia hanno piacevolmente ammaliato tutti.
Una scuola antropologica, dei sensi e delle emozioni. Il tutto reso ancor più suggestivo dallo scenario dei trulli; costruzioni uniche al mondo che … come scrive Fiore…
… «E dovunque muri e muretti, non dieci, non venti, ma più, molti di più, allineati sui fianchi di ogni rilievo, orizzontalmente, a distanza anche di pochi metri, per contenere il terreno, per raccoglierne e reggerne un po’ tra tanto calcare. Mi chiederai come ha fatto tanta gente a scavare ed allineare tanta pietra. Io penso che la cosa avrebbe spaventato un popolo di giganti. Questa è la murgia più aspra e sassosa; […] non ci voleva meno che la laboriosità d’un popolo di formiche».
L’argomento del laboratorio, infatti: la lettura e la riscrittura del libro “Un popolo di formiche”, ormai introvabile. Si tratta di una serie di lettere che Tommaso Fiore (Altamura 1884- Bari 1973) scrisse al suo amico Piero Gobetti durante il suo viaggio in Puglia negli anni ‘20.
Da quelle lettere emerge una terra, la nostra, ed in particolare quella di Alberobello, Noci, Putignano, Castellana, etc., per alcuni versi ancora simile eppure molto diversa da allora.
La Prof.ssa Angela Cino cerca di spiegare che - L’Idea di fondo è stata quella di far incontrare due idee di Puglia diverse: di mettere a confronto quattro generazioni, cercando di riflettere su diversità e somiglianze.
Sperimentare, dunque, per conoscere meglio la propria terra e costruire un’idea di Puglia che dal passato si proietta verso il futuro, senza perdere di vista le interpretazioni e le idee di quello spaccato antropologico e culturale che rappresenta la filosofia di uno scrittore vero e dimenticato del Sud come Tommaso Fiore.