Qualcuno forse il caldo soffocante di questa estate lo ha già dimenticato. C'è chi invece simpaticamente strammatizza e saluta l'estate che se ne va con questa poèsia....
Si finisce di sudare, si finisce di dire: che caldo!
Si ritorna a scuola, si vendemmia, si va a funghi,
si raccolgono i cachi e le mele granate i lazzaròn i sòorvl.
Si arrostiscono e si mangiano le castagne, poi si ricordano i Defunti,
si assaggia il vino novello, si raccolgono le olive .....
Si accende il caminetto e ci si mette il cappotto,
le donne indossano le calze da 40 e più denari e non si fanno più la ceretta,
chi ha freddo mette il piumone e i mutandoni.
Arriva la neve, evviva, ma cià pall,
arriva l'influenza e se ti fai il vaccino ti ammali prima,
finalmente arriva Natale, che palle!
Si fanno i regali, si mangiano le cartellate, pettole, torroni, torte e mascarpone e s’ingrassa come buoi.
Poi arriva Santo Stefano e le propaggini: ricordati dei botti di fine anno lo zampone e le lenticchie e la strenna a capo d’anno...
Poi arriva il carnevale, lungo o corto con la festa dell’orso,
dal mercoledì delle ceneri tutti a fare penitenza, niente più carne perché arriva la settimana Santa e la passione, quella di Cristo.
Infine è Pasqua così tutti a tavola, si mangiano tagliatelle, tortellini, agnolotti, salsicce, l’agnello e i ciucciarelli, ma prima d’iniziare a mangiare, ascoltiamo la poesia della piccina.
Il mandorlo è in fiore: è primavera, poi c’è la festa del papà e della mamma, è maggio, inizia il caldo, e...
bisogna farsi la ceretta, i peletti son diventati “travetti”, ci vuole nà ceretta, togliti la maglia di lana, mettiti la canotta, meglio senza, la donna ha caldo si toglie le calze. Oh che caldo! Tutti a mezze maniche e... iihh madoo, è ritornata l'estate!
di Tonio Coladonato