L'addio dell'associazione teatrale "I Commedianti" di Putignano che Paolo aveva fondato e diretto per tanti anni. Paolo Lippolis si è spento domenica 7 settembre 2014. Aveva 70 anni
Putignano Ba - Non avremmo mai immaginato di scrivere queste righe così presto, sebbene fossimo a conoscenza dello stato della sua salute: eppure la notizia della sua scomparsa, giuntaci nella mattinata di domenica, ci ha colti impreparati, lasciandoci impietriti, increduli.
Improvvisamente vuoti, come se fosse venuta meno una di quelle presenze che dài per scontate, che a volte sopporti e mai avresti pensato di sentirti così, come se fosse mancato nostro padre.
Sì, perché Paolo Lippolis non è stato per noi solo un presidente instancabile, un regista puntuale, un factotum incredibile, una fucina di idee.
Chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerlo e di recitare alla sua “scuola” si è ritrovato ad essere discepolo, “figlio” d’arte per i legami indissolubili, costruiti sulle tavole del palcoscenico, da lui calcato innumerevoli volte da interprete, mattatore della risata, quella prodotta da una battuta inserita al punto esatto, da un gesto sempre calibrato, da un portamento raffinato, da uno spiccato senso dell’equivoco e del linguaggio scenico, mai sguaiato, mai scontato.
«Tutti si improvvisano attori e registi» ci ripeteva spesso, con la competenza di un maestro di vita, oltre che di teatro, alle prove in quella sede, tanto desiderata, rimessa a nuovo con determinazione, perché da biglietteria di una stazione di provincia diventasse un luogo in cui continuare ad assaporare le emozioni dell’essere maschere, istrioni, in cui intessere relazioni sull’onda della cultura a servizio del suo paese, che ha amato, portato nel cuore, anche quando si è battuto per la riapertura del Teatro comunale. Ci mancherà la sua fantasia, la passione viscerale, a tratti fuori da ogni logica, per l’arte del palcoscenico, quella a cui ha voluto iniziare i giovani, per cui ha avuto un’attenzione formidabile, convinto che fossero il futuro della cultura e della società; ci mancherà la sua severità alle prove, che incuteva timore ogni qualvolta volevamo farci una risata, il suo essere esigente, mai contento, il suo rispetto quasi sacro per il silenzio durante gli spettacoli, quando compariva citando Eduardo, i suoi complimenti e la sua soddisfazione, affidati ad un sms per non esaltarci troppo.
Ci mancheranno le sue telefonate ripetute, quasi ossessive (anche dieci in poche ore), per chiederci se avessimo consegnato le fatture, affisso i manifesti, venduto i biglietti, montato le scenografie, preparato i costumi di scena. Ci mancherai, Paolo, per una serie di tanti altri motivi che riusciremo a riconoscere con il progressivo riaffiorare dei ricordi, a cui aggrapparci quando sentiremo più forte la tua mancanza: ma, ti promettiamo, la fine della tua vita terrena non è l’ultimo atto, continueremo a lavorare nel tuo solco, a seminare sorrisi, a scovare talenti, ad amare quel teatro che è stata la tua vera ragione di vita. Veglia su di noi, ora va in scena il tuo spettacolo più importante!
Ufficio Stampa Associazione Culturale I Commedianti